Le fake news dei vincitori 1945

Hiroshima (6 agosto 1945) – Nagasaki (9 agosto 1945) – in memoriam

Harry S. Truman, Presidente degli Stati Uniti d’America, il 9 agosto 1945 alle ore 22 di Washington, annuncia per radio alla nazione: “Il mondo sappia che la prima bomba atomica è stata sganciata su Hiroshima, una base militare. Questo perché abbiamo voluto nel primo attacco, per quanto possibile, evitare l’uccisione di civili” (1) .
Si stima che il giorno del bombardamento siano morte tra le 70 e le 80 mila persone, prevalentemente donne e bambini perché la gran parte degli uomini era sotto le armi. 15.000 vittime avevano un’età compresa tra i 13 e i 14 anni. L’obiettivo è stato scelto a caso, senza alcuna valutazione di carattere militare, fra tre possibili città: perché quel giorno, a Hiroshima, il cielo era sereno.

Primo corrispondente straniero a entrare a Hiroshima il 2 settembre 1945, il giornalista australiano Wilfred G. Burchett (2) (Peter la firma nell’articolo, N.d.R.) pubblicò il 5 settembre sul Daily Express un drammatico reportage: “Quelli scampati all’esplosione stanno cominciando a morire, vittime della peste atomica”.
Immediatamente scattò la censura americana. Fotografie e filmati degli effetti delle radiazioni vennero secretati. Il generale MacArthur impose il segreto militare.
La versione ufficiale per lunghi anni sarà quella pubblicata da W. H. Lawrence, il 12 settembre, sul New York Times: “Nessuna radioattività tra le rovine di Hiroshima”. Per questo articolo-verità Laurence vinse il premio Pulitzer!

All’inizio del 1946 il generale Douglas MacArthur, a capo delle truppe americane di occupazione del Giappone, inviò un team di cineoperatori militari, comandati dal tenente colonnello Daniel McGovern, per documentare gli effetti delle radiazioni sui civili a Nagasaki e Hiroshima (in quest’ordine).
Il film, a colori, rimase segreto fino al 1982. E ancora oggi tutto il materiale girato non è mai stato trasmesso integralmente al pubblico (3) .

Il 12 novembre 1945 il generale Leslie Groves, capo del progetto Manhattan, con il quale si era realizzata la bomba atomica, in un’audizione al Senato degli Stati Uniti (4) , rispose così a una domanda: “Le vittime della radioattività possono essere di diverse categorie. Uno può riceverne così tanta da rimanere ucciso all’istante. Può riceverne una quantità più piccola, che lo farà morire piuttosto presto e, da quello che so dai dottori, senza sofferenze indebite. Infatti, dicono che sia una maniera molto piacevole di morire. Poi, scendiamo sotto quel livello e la persona che è ferita leggermente può impiegare del tempo a guarire, ma guarisce”.
Oggi sappiamo che alla fine del 1945, a causa del fall-out radioattivo, il numero delle vittime superò le 100.000 unità. Dopo cinque anni saranno oltre 200.000, per l’esposizione alle radiazioni e lo sviluppo di neoplasie. Le sofferenze dei malati furono atroci, tanto che il premio Nobel giapponese della letteratura, Kenzaburo Oe, li ha definiti così: “Coloro che non si suicidarono, nonostante avessero tutte le ragioni per farlo; che hanno salvato la dignità umana in mezzo alle più orrende condizioni mai sofferte dall’umanità”.

Un articolo di Sean L. Malloy, pubblicato il 24 aprile 2012 (5) , esamina una questione che ha ricevuto sorprendentemente poca attenzione da parte degli studiosi: cosa sapevano gli scienziati e i responsabili politici degli effetti delle radiazioni prima dell’uso della bomba? Sapevano che le bombe atomiche usate contro città e civili giapponesi avrebbero avuto effetti permanenti e mortali, in qualche modo analoghi alle armi chimiche o biologiche, vietate dal Protocollo di Ginevra del 1925?
Secondo Malloy, che la bomba avrebbe prodotto effetti persistenti e letali fu ipotizzato fin dal 1940. In seguito, le approfondite ricerche condotte dagli scienziati e medici del Progetto Manhattan, compresi esperimenti su uomini e animali, avevano permesso una conoscenza molto vasta degli effetti biologici delle radiazioni ionizzanti.
Un’ulteriore conferma si trova nel rapporto (6) redatto dagli scienziati del Progetto Manhattan mandati in missione a Hiroshima e Nagasaki, subito dopo la fine del conflitto, per studiare gli effetti dell’esplosione atomica. Nel testo, i ricercatori fanno una comparazione fra gli effetti registrati sui feriti in Giappone e i risultati gli esperimenti precedentemente condotti su cavie animali esposte alle radiazioni durante lo sviluppo del progetto Manhattan.

Il presidente Truman ha insistito sul fatto che la sua decisione ha accorciato la guerra e impedito enormi perdite. Ma se l’intento era di spingere il Giappone alla resa, perché sganciare la seconda bomba su Nagasaki tre soli giorni dopo Hiroshima, senza dare tempo al governo Giapponese di decidere la capitolazione? Solo dopo l’annuncio via radio di Truman, infatti, alcuni fisici atomici giapponesi, tra cui Yoshio Nishina (morto di cancro nel 1951), furono mandati a Hiroshima, dove constatarono che effettivamente la città era stata distrutta da un bombardamento nucleare. Ma appena 48 ore dopo venne colpita anche Nagasaki.
Le due bombe lanciate in Giappone a pochi giorni di distanza l’una dall’altra erano in realtà molto diverse. La bomba di Hiroshima era basata sull’uranio arricchito 235, mentre quella di Nagasaki era costituita da plutonio 239, perfezionato attraverso un processo più complesso. Gli Stati Uniti poterono così testare sul campo quale fosse più distruttiva.

NOTE

(1) “The world will note that the first atomic bomb was dropped on Hiroshima, a military base. That was because we wished in this first attack to avoid, insofar as possible, the killing of civilians”.
Public Papers of the Presidents of the United States: Harry S. Truman, Containing the Public Messages, Speeches and Statements of the President, from April 12 to December 31, 1945 (Washington D.C.: United States Government Printing Office, 1961) pag. 212. Il testo è stato pubblicato anche sul New York Times del 10 agosto 1945, pag. 12.
Audio originale: www.youtube.com/watch?v=JHjUdKQgiIU, dal 38″

(2) Autore di Shadows of Hiroshima, Verso Books 1987.

(3) 27.000 metri di pellicola catalogata #342 USAF, conservata al National Archives in College Park, Md.

(4) 12 novembre 1945, Hearings before the Special Committee on Atomic Energy – United States Senate – Seventy-Ninth Congress: “The radioactive casualty can be of several classes. He can have enough so that he will be killed instantly. He can have a smaller amount which will cause him to die rather soon, and as I understand it from the doctors, without undue suffering. In fact, they say it is a very pleasant way to die. Then, we get down below that to the man who is injured slightly, and he may take some time to be healed, but he can be healed”.

(5) “Un modo molto piacevole per morire”: gli effetti delle radiazioni e la decisione di usare la bomba atomica contro il Giappone di Sean L. Malloy. Prima pubblicazione: 24 aprile 2012. L’articolo è nato dalla ricerca presentata alla Conferenza del giugno 2008 della Society for Historians of American Foreign Relations (SHAFR) a Columbus, OH, e al Symposium on Nuclear Histories in Japan and Korea del marzo 2009, presso il Tokyo Institute of Technology.

(6) Manhattan Project: Official History and Documents – Declassification and Distribution of Project Information at National Archives and University Publications of America. Chapter 6 – Investigation of the After Effects of the Bombing in Japan, Par. 8. pag. 21: “Medical Findings in Hiroshima e Nagasaki”.

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